“E Giacobbe rimase solo. E un uomo lottò con lui fino all’alba…” (Gen 32,25)
Oggi ho sentito questa parola: claudicante. E ho pensato subito a Giacobbe, che dopo aver lottato con Dio, dalla notte sino al primo mattino, ne esce benedetto, ma zoppicante.
Mi chiedo: le vere lotte, quelle interiori, quelle quotidiane, quelle con noi stessi e con chi ci circonda, ci lasciano come prima? Oppure si esce diversi, spesso feriti, ma più veri?
Claudicare non è una sconfitta: è il segno che si è passati attraverso una lotta con un avversario che ti è contro, forse più forte di te. Ma claudicare significa anche continuare a camminare, anche se non più perfetti, anche se segnati.
Claudicare è proprio la vita stessa.